Book of Kells

Book of Kells

Il Book of Kells è un tesoro celtico. Questo manoscritto miniato, risalente all’VIII secolo, è considerato il capolavoro dell’arte insulare. Custodito nel Trinity College di Dublino, contiene i quattro Vangeli in latino, arricchiti da splendide illustrazioni. Un’opera d’arte che testimonia la maestria degli scribi medievali e la ricchezza della cultura celtica.

Book of Kells, Dublino: storia

Nato dall’eredità di San Columba intorno all’VIII secolo, il Book of Kells è un capolavoro dell’arte celtica, realizzato dagli scribi del monastero di Iona. Oggi, questo prezioso manoscritto è conservato nel Trinity College di Dublino.

Scampato alle incursioni vichinghe dell’806, il Book of Kells fu messo in salvo dai monaci di Iona, che lo trasferirono nel Monastero di Kells, in Irlanda. Qui rimase per quasi due secoli, finché, nel 1007, venne trafugato: il manoscritto perse la sua copertina dorata e subì danni alle pagine iniziali e finali. Dopo essere stato custodito a lungo nel monastero, il Book of Kells passò sotto la protezione della Chiesa Cattolica Romana. Finalmente, nel 1661, trovò la sua dimora definitiva nella biblioteca del Trinity College di Dublino, dove oggi è conservato come uno dei tesori più preziosi.

Nel XIX secolo, però, il libro subì un danno irreparabile: durante un tentativo di rilegatura, alcune miniature furono mutilate a causa di un errore del restauratore, che non aveva considerato le differenze di formato tra le pagine. Questo intervento maldestro lasciò un segno indelebile su uno dei capolavori più celebri della storia medievale.

Book of Kells: cosa sapere

Per garantire la sua conservazione a lungo termine e renderlo accessibile al pubblico, il Book of Kells è stato restaurato nel 1953 e diviso in quattro volumi. Oggi, due di questi volumi sono esposti nella Old Library del Trinity College di Dublino. Per preservare l’integrità del manoscritto, le pagine esposte del Book of Kells vengono regolarmente cambiate, offrendo ai visitatori l’opportunità di ammirare diverse sezioni del libro nel corso del tempo. Gli altri due volumi, considerati troppo delicati per una costante esposizione, sono invece riservati a studi approfonditi da parte di esperti.

Il manoscritto Book of Kells contiene una trascrizione dei quattro Vangeli, decorata e realizzata in latino. Il testo, basato sulla Vulgata di San Girolamo, presenta anche influenze di versioni più antiche. Prima di immergersi nelle storie dei Vangeli, il Book of Kells offre una sorta di “guida alla lettur”’. Troviamo infatti prefazioni che riassumono i contenuti principali e le cosiddette ‘tavole dei canoni’, create da Eusebio di Cesarea nel IV secolo, che aiutano a confrontare i diversi racconti evangelici. L’attenzione al dettaglio è ciò che rende il Book of Kells un’opera unica nel suo genere. Oltre al valore religioso del testo, colpiscono la cura nella scelta delle parole, la bellezza delle illustrazioni e la complessità delle decorazioni. 

Ogni pagina del Book of Kells è arricchita da colori vivaci e dettagli elaborati, tanto che solo due delle sue 680 pagine sono prive di decorazioni. Tra le illustrazioni più suggestive troviamo scene dell’arresto di Cristo, della tentazione e ritratti di figure sacre come la Vergine Maria, il Bambino Gesù, San Matteo e San Giovanni. Ciascun Vangelo è introdotto da un ritratto e da una elaborata rappresentazione del simbolo corrispondente (l’angelo per Matteo, il leone per Marco, il toro per Luca e l’aquila per Giovanni). Questo schema visivo guida il lettore attraverso la narrazione evangelica, sottolineando i momenti chiave della vita di Cristo: dalla nascita alla Passione, fino alla Resurrezione.

Oltre alle scene sacre, troviamo una ricca varietà di figure animali, umane e motivi astratti. L’abilità degli artisti nel combinare queste decorazioni con il testo è sorprendente, creando un’opera d’arte unica nel suo genere.

Book of Kells: la realizzazione

La realizzazione del Book of Kells è stata un’impresa che ha richiesto la collaborazione di più monaci amanuensi. Sebbene i loro nomi siano andati perduti nel tempo, l’analisi calligrafica ha permesso di identificare le diverse mani che hanno contribuito alla creazione del manoscritto. L’analisi ha permesso di individuare almeno quattro mani diverse che si sono alternate nella creazione di questo capolavoro. Un’ipotesi affascinante suggerisce che gli artisti del Libro di Kells si siano ritratti tra le figure rappresentate. I nove apostoli a pagina 202 potrebbero essere i loro autoritratti.

Il Chi Ro

Accanto al maestro celtico, troviamo un artista dal tocco più mediterraneo, forse di origine araba, armena o italiana. Il suo stile è audace e ricco di contrasti: linee decise, colori vivaci come il rosso scarlatto e il marrone, e dettagli intricati come rametti di fiori e forme geometriche. È proprio a lui che dobbiamo alcune delle pagine più spettacolari del manoscritto, come la celebre pagina ‘Chi Ro‘, un vero e proprio capolavoro di calligrafia e miniatura, dove enigmi e simboli si intrecciano in un caleidoscopio di colori e forme.

Il Book of Kells colpisce per la sua incredibile attenzione ai dettagli: ogni simbolo decorativo è unico e non si ripete in nessun’altra parte del manoscritto. In uno spazio di appena un pollice quadrato (circa 6,5 cm²), i monaci riuscirono a intrecciare 158 fili di un nastro bianco, senza errori visibili nemmeno con una lente d’ingrandimento. Questa perfezione fece nascere la leggenda che solo gli angeli potessero aver creato il Book of Kells: “…non opera di uomini, ma di angeli…”, come scrisse Giraldus Cambrensis intorno al 1150 d.C.

Calligrafi e pittori

Per creare il book of Kells ci sono voluti nove artisti di cui quattro maestri e cinque allievi. I maestri si occupavano dei disegni più importanti, mentre gli allievi preparavano le pagine e facevano alcuni disegni più semplici, come gli animaletti e gli uccelli che troviamo nel libro. La maestria degli artisti che hanno realizzato il Libro di Kells è semplicemente sbalorditiva. Per apprezzare appieno la complessità e la perfezione di alcune decorazioni, come quelle che adornano la pagina dedicata a San Luca (pagina 201), è necessario l’utilizzo di una lente di ingrandimento. Quindi, come fecero gli artisti medievali a creare dettagli così incredibilmente minuziosi, visibili solo con l’ausilio di lenti d’ingrandimento che all’epoca non esistevano?

Due artisti in particolare hanno lasciato un segno indelebile. Uno, di origine celtica, si distingue per la sua calligrafia precisa ed elegante. Le ultime due pagine del manoscritto, caratterizzate da lettere di colore blu e verde, sono attribuite a questo maestro celtico.

Il Facsimile Book of Kells

Per consentire a un pubblico sempre più vasto di ammirare la bellezza e la complessità del Book off Kells, nel 1986 il Trinity College decise di creare una riproduzione esatta del manoscritto. Affidata alla cura dell’editore svizzero Urs Duggelin e della sua prestigiosa casa editrice Faksimile Verlag, specializzata nella riproduzione di opere d’arte antiche, è stato possibile realizzare una tiratura limitata di 1480 copie, fedeli all’originale in ogni minimo dettaglio. La realizzazione di una riproduzione fedele Book of Kells è stata il risultato di una lunga e appassionata ricerca da parte di Urs Duggelin. Nonostante le iniziali resistenze del Trinity College, la sua determinazione e la promessa di garantire la massima sicurezza all’opera originale lo portarono a ottenere l’ambito permesso.

La creazione del facsimile Book of Kells

Nell’agosto del 1986, una serie di fotografie meticolose catturò ogni dettaglio del Book of Kells. Da quel momento, esperti litografi e artigiani iniziarono un lavoro straordinario: combinando tecnologie avanzate e abilità manuali eccezionali, si dedicarono alla creazione di un facsimile perfetto.

Innumerevoli confronti tra l’originale e la copia, tra l’Irlanda e la Svizzera, garantirono una qualità tale da rendere le due opere quasi indistinguibili, nonostante la difficoltà di riprodurre i complessi pigmenti naturali usati nel manoscritto medievale. Anche se non era possibile replicare la consistenza unica della pergamena originale, gli artigiani riuscirono a riprodurre con estrema cura ogni dettaglio, compresi i piccoli fori causati dal tempo e dagli insetti.

La sfida maggiore fu proprio nei colori: il Book of Kells utilizzava fino a dieci colori, mentre la stampa tradizionale ne prevede al massimo quattro. Per ottenere una fedeltà cromatica eccezionale, fu adottato un processo di stampa avanzato e costoso. La rilegatura fu poi eseguita a mano, seguendo le antiche tecniche medievali, per conferire alle copie l’autenticità unica.

Queste riproduzioni del Book of Kells sono oggi custodite in prestigiose istituzioni, come università e fondazioni culturali negli Stati Uniti, tra cui l’Austin College. Grazie a queste copie, un numero sempre maggiore di persone ha la possibilità di ammirare la bellezza e la complessità del Book of Kells, senza dover affrontare costosi viaggi o lunghe attese. Questo ha offerto a studiosi e appassionati d’arte di tutto il mondo un’opportunità unica e irripetibile.

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